HAI UNA PAURA? ESERCITATI IN CIÓ CHE TI PUÒ AIUTARE A SUPERARLA

HAI UNA PAURA? ESERCITATI IN CIÓ CHE TI PUÒ AIUTARE A SUPERARLA

“La realtà si divide in cose soggette al nostro potere
e cose non soggette al nostro potere”
Epitteto

Quali sono le cose in nostro potere e quali no?
Epitteto, filosofo della Grecia antica, sostiene che, in definitiva, ciò che è in nostro potere siano i nostri pensieri e ciò che crediamo, i nostri atteggiamenti e ciò che facciamo, mentre, su tutto ciò che è esterno a noi abbiamo un potere limitato o nullo.
Il filosofo sprona i lettori a porre attenzione alle cose in nostro potere, perché solo quelle saranno modificabili e migliorabili. Al contrario, volendo agire su ciò che non è in nostro potere, saremo destinati a fallire nei nostri intenti evolutivi.

Leggendo le parole di questo grande pensatore, rifletto su quanto comune e umana sia la tendenza nel prodigarsi in sforzi intensi per cambiare le situazioni esterne a noi (e quanto fallimentari siano i risultati di questo esercizio!), e a come sia difficile mettere in discussione la propria realtà privata.

Questo, d’altro canto, è uno dei principali meccanismi di funzionamento degli esseri viventi, ovvero il mantenimento della propria omeostasi, quella condizione di stabilità interna che “fa sentire unito” e che oppone resistenza ai cambiamenti strutturali. L’omeostasi tende a mantenersi anche quando è disfunzionale, ovvero quando la persona soffre e sta male.

Penso, ad esempio, alle azioni tipiche di una persona invalidata da una paura percepita come enorme e totalizzante, una fobia.
Per tentare di cambiare in meglio la propria situazione, superando la paura, usualmente, anziché mettere in discussione la propria percezione fobica, la assume come verità e tenta, in virtù di essa, di modificare ciò che la circonda.
Essa tenderà, per scacciare la paura, a tenere sotto controllo:

  • Il proprio ambiente circostante, evitando sistematicamente luoghi e situazioni che le possano minacciare;
  • Il proprio corpo, imponendosi un’imperturbabilità fisiologica di fronte a possibili avvisaglie di pericolo;
  • Le persone che la circondano, che dovranno aiutarla, sostenerla e fungerle da stampella, laddove si trovasse a dover affrontare una situazione intimidatoria.

Pensare di poter avere un controllo assoluto sulla realtà circostante, sul proprio corpo e sugli altri è una pia illusione. Prima o poi qualche meccanismo sarà destinato a saltare, potrà ad esempio:

  • Presentarsi una nuova situazione di vita (un licenziamento, un trasloco, un terremoto, una nuova relazione…) che metterà la persona di fronte a ciò che teme cogliendola impreparata: l’unica via nota sarà la fuga, e la conferma delle proprie paure e incapacità di fronteggiamento;
  • Il corpo controllato, nelle sue risposte fisiologiche e involontarie allo stimolo della paura, produrrà l’effetto paradossale del panico, ovvero della paura all’ennesima potenza;
  • Una o più persone che dapprima sostenevano amorevolmente il ruolo di primo soccorritore, potrebbero stufarsi di assolvere esclusivamente tale incarico e cominciare ad esortare la persona fobica ad uscire dalla propria passività: la persona rimarrà quindi sola, con la propria paura (e pure con la rabbia!).

Questo mi pare esemplare di come, volendo agire su ciò che meno possiamo controllare, non solo non risolviamo il problema, ma, anzi, lo peggioriamo: la paura cresce, si generalizza e mangia tutto, fino ad arrivare, negli estremi logici di tale percorso, ad un evitamento costante, al chiudersi in una gabbia dorata, all’interno della quale la paura tace, ma dove il movimento e la vita sono ridotti e continuamente minacciati da imminenti restringimenti del campo d’azione.

Cosa vuol dire e come può essere di aiuto invece, in questo caso, lavorare “sulle cose in nostro potere”?
Significa, in concreto, usare la propria percezione fobica come materiale di lavoro, e non come dato di realtà immutabile, e modificarla, da soli, o con l’aiuto di un esperto, attraverso stratagemmi calzanti che lavorino sulle proprie sensazioni, pensieri e comportamenti. In breve, lavorare su ciò che è in nostro potere cambiare, ovvero noi stessi e la nostra realtà privata, anziché cercare di esercitare un controllo sulla realtà esterna.

Epitteto ci aiuta a porre il dubbio e ad essere scettici rispetto alle nostre credenze e convinzioni, atteggiamenti ed azioni; ci sprona a lavorare attivamente su di sé senza dare per scontato che ciò che proviamo, sentiamo e facciamo sia un dato immutabile, ma assumendoci la responsabilità del cambiamento, senza cercare colpevoli o ristoratori del nostro malessere fuori da noi, in cose che non possiamo mutare come gli altri, il passato, il tempo, la politica, il caso, la morte etc.
Al contempo ci invita ad accettare una certa dose di incertezza, poiché sono molte le cose che non possiamo controllare, preservandoci così da un’onnipotenza cieca e utopica e da inutili sensi di colpa.

 “A ogni singola cosa che incontri, ricorda di rivolgerti a te stesso per cercare di quale facoltà tu disponga in relazione ad essa. […] se ti abitui così le rappresentazioni non ti travolgeranno”
Epitteto


Consigli di lettura:
Manuale di Epitteto
G. Nardone “Paura, panico, fobie. La terapia in tempi brevi”, Tea Editore, 2010