Psicoterapia e dintorni

Nella rubrica Il dubbio psicologico proverò a fare chiarezza su alcuni quesiti della psicologia. Oggi si parla di PSICOTERAPIA E DINTORNI.

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1. Psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista e psichiatra sono un po’ la stessa cosa

VERO

Sbagliato!

Le figure professionali sopra citate sono quelle che, secondo la legge italiana, si possono occupare di salute mentale. Il percorso formativo dello psicologo prevede una laurea in Psicologia di cinque anni, un tirocinio professionalizzante annuale e il superamento dell’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione e l’iscrizione all’Ordine degli Psicologi. Questa formazione fornisce allo psicologo molte risorse per sostenere e aiutare le persone a risolvere difficoltà che hanno un impatto negativo sulla sfera personale, relazionale, lavorativa, etc. Lo psicologo effettua quindi colloqui di sostegno, può somministrare test e fare diagnosi psicologica. Non può invece somministrare farmaci (non è un medico) né è abilitato per la terapia di disturbi psicologici maggiori. Il ruolo dello psicoterapeuta, se di formazione psicologica, corrisponde a quello dello psicologo, cui si aggiungono ulteriori competenze. Lo psicoterapeuta si è formato per almeno altri quattro anni, dopo la laurea in psicologia, acquisendo tecniche e strumenti specifici che gli permettono di intervenire anche in situazioni più gravi, attraverso la terapia. Se di formazione medica può anche somministrare farmaci. Questa disciplina si è evoluta in molteplici direzioni e differenti modelli: ognuno tratta, dunque, le problematiche psicologiche secondo il proprio paradigma di riferimento. Lo psicoanalista, ad esempio, è uno psicoterapeuta con orientamento psicodinamico. Lo psichiatra è un medico che, dopo la laurea in Medicina e l’iscrizione all’Albo dei Medici, ha ottenuto la specializzazione in Psichiatria. Questa figura professionale tratta i disturbi mentali da un punto di vista medico, considerando il funzionamento o non funzionamento del sistema nervoso in senso biochimico e attraverso la prescrizione di psicofarmaci. Altre figure come counselor, coach, motivatore e consulente filosofico si occupano di salute in senso più ampio ma non sono regolamentate dalla legge italiana: potenzialmente, chiunque potrebbe proporsi sul mercato con uno di questi titoli. Il mio consiglio, nel rispetto della libertà di rivolgersi alla figura prescelta, è quello di chiedere sempre le dovute informazioni al professionista contattato, riguardo alla sua formazione, al numero d’iscrizione all’Albo, alle competenze e al tipo d’intervento proposto.

FALSO

Giusto!

Le figure professionali sopra citate sono quelle che, secondo la legge italiana, si possono occupare di salute mentale. Il percorso formativo dello psicologo prevede una laurea in Psicologia di cinque anni, un tirocinio professionalizzante annuale e il superamento dell’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione e l’iscrizione all’Ordine degli Psicologi. Questa formazione fornisce allo psicologo molte risorse per sostenere e aiutare le persone a risolvere difficoltà che hanno un impatto negativo sulla sfera personale, relazionale, lavorativa, etc. Lo psicologo effettua quindi colloqui di sostegno, può somministrare test e fare diagnosi psicologica. Non può invece somministrare farmaci (non è un medico) né è abilitato per la terapia di disturbi psicologici maggiori. Il ruolo dello psicoterapeuta, se di formazione psicologica, corrisponde a quello dello psicologo, cui si aggiungono ulteriori competenze. Lo psicoterapeuta si è formato per almeno altri quattro anni, dopo la laurea in psicologia, acquisendo tecniche e strumenti specifici che gli permettono di intervenire anche in situazioni più gravi, attraverso la terapia. Se di formazione medica può anche somministrare farmaci. Questa disciplina si è evoluta in molteplici direzioni e differenti modelli: ognuno tratta, dunque, le problematiche psicologiche secondo il proprio paradigma di riferimento. Lo psicoanalista, ad esempio, è uno psicoterapeuta con orientamento psicodinamico. Lo psichiatra è un medico che, dopo la laurea in Medicina e l’iscrizione all’Albo dei Medici, ha ottenuto la specializzazione in Psichiatria. Questa figura professionale tratta i disturbi mentali da un punto di vista medico, considerando il funzionamento o non funzionamento del sistema nervoso in senso biochimico e attraverso la prescrizione di psicofarmaci. Altre figure come counselor, coach, motivatore e consulente filosofico si occupano di salute in senso più ampio ma non sono regolamentate dalla legge italiana: potenzialmente, chiunque potrebbe proporsi sul mercato con uno di questi titoli. Il mio consiglio, nel rispetto della libertà di rivolgersi alla figura prescelta, è quello di chiedere sempre le dovute informazioni al professionista contattato, riguardo alla sua formazione, al numero d’iscrizione all’Albo, alle competenze e al tipo d’intervento proposto.

 

2. Quando vai da uno psicoterapeuta ti sdrai sul lettino e parli dei tuoi sogni

VERO

Sbagliato!

Si dovrebbe sempre parlare di psicoterapie, al plurale: come detto sopra, esistono diversi modelli terapeutici e, dunque, non tutti gli specialisti operano allo stesso modo. Secondo il Dizionario Internazionale di Psicoterapia (Nardone, Salvini, 2013) si possono distinguere otto diverse macro- categorie, caratterizzate da una prospettiva specifica, teorica e pratica, che le discrimina. Ci sono quindi psicoterapie ad orientamento cognitivista, comportamentale, eclettico, espressivo-corporeo, interazionale-strategico, psicodinamico, sistemico-relazionale e umanistico-esistenziale. Il mio consiglio per orientarsi in questa apparente jungla psicologica è quello di informarsi riguardo alla psicoterapia più adatta alle proprie necessità, chiedendo indicazioni precise al professionista e valutando concretamente i cambiamenti che si ottengono lungo il percorso terapeutico; ci sono, infatti, classi di problemi per cui alcune psicoterapie si sono rivelate scientificamente più efficaci rispetto ad altre.

FALSO

Giusto!

Si dovrebbe sempre parlare di psicoterapie, al plurale: come detto sopra, esistono diversi modelli terapeutici e, dunque, non tutti gli specialisti operano allo stesso modo. Secondo il Dizionario Internazionale di Psicoterapia (Nardone, Salvini, 2013) si possono distinguere otto diverse macro- categorie, caratterizzate da una prospettiva specifica, teorica e pratica, che le discrimina. Ci sono quindi psicoterapie ad orientamento cognitivista, comportamentale, eclettico, espressivo-corporeo, interazionale-strategico, psicodinamico, sistemico-relazionale e umanistico-esistenziale. Il mio consiglio per orientarsi in questa apparente jungla psicologica è quello di informarsi riguardo alla psicoterapia più adatta alle proprie necessità, chiedendo indicazioni precise al professionista e valutando concretamente i cambiamenti che si ottengono lungo il percorso terapeutico; ci sono, infatti, classi di problemi per cui alcune psicoterapie si sono rivelate scientificamente più efficaci rispetto ad altre.

 

3. Se vado da uno psicoterapeuta significa che non sono normale

VERO

Sbagliato!

Quando sento parlare di normalità mi viene sempre in mente un passo dello psichiatra Allen Frances. Nel suo Primo non curare chi è normale – contro l’invenzione delle malattie, ricorda che filosofi, indagini statistiche, psicologi, dizionari, medici e sociologi non riescono a dare una definizione completa ed esauriente della normalità, riuscendo al massimo a dirci che cosa essa non è. Così, continua Frances, la normalità finisce per essere “sotto esproprio – e se guardiamo con attenzione, forse noi tutti finiremo per scoprirci, chi più, chi meno, malati”. Questo va contro il senso comune che, basandosi su prassi socio-culturali largamente condivise, decreta e giudica in modo ingenuo o, peggio, dannoso. Andare dallo psicologo, invece, non determina alcuna accezione valoriale: tutt’al più, può descrivere una persona che, avendo curiosità, dubbi, difficoltà o disturbi di natura psicologica, si reca dal professionista più indicato cui sottoporli.

FALSO

Giusto!

Quando sento parlare di normalità mi viene sempre in mente un passo dello psichiatra Allen Frances. Nel suo Primo non curare chi è normale – contro l’invenzione delle malattie, ricorda che filosofi, indagini statistiche, psicologi, dizionari, medici e sociologi non riescono a dare una definizione completa ed esauriente della normalità, riuscendo al massimo a dirci che cosa essa non è. Così, continua Frances, la normalità finisce per essere “sotto esproprio – e se guardiamo con attenzione, forse noi tutti finiremo per scoprirci, chi più, chi meno, malati”. Questo va contro il senso comune che, basandosi su prassi socio-culturali largamente condivise, decreta e giudica in modo ingenuo o, peggio, dannoso. Andare dallo psicologo, invece, non determina alcuna accezione valoriale: tutt’al più, può descrivere una persona che, avendo curiosità, dubbi, difficoltà o disturbi di natura psicologica, si reca dal professionista più indicato cui sottoporli.